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Family Trip

Tutto ciò che è profondo ama la maschera.
 Dammi, ti prego…una maschera ancora!
  Una seconda maschera.
Friedrich Nietzsche

Questa sì che era vita: girare, fermarsi e poi proseguire,
sempre seguendo il nastro bianco che si snodava lungo la costa sinuosa,
liberandosi di ogni tensione, una sigaretta dopo l’altra,
e cercando invano delle risposte nell’enigmatico cielo del deserto.
John Fante

Come in un romanzo di John Fante, con il medesimo immaginario caustico a cavallo tra gloria e nostalgia, Angelo Tassitano ci conduce on the road in un poetico viaggio nei territori simbolo del mitico West. I luoghi-icona dell’identità nazionale americana, le montagne rocciose, i deserti sconfinati, ma anche i polverosi motel lungo le autostrade e le silenziose lavanderie a gettone, sono qui assurti a paradigma estetico di un paese emblema esso stesso del cammino esistenziale alla scoperta di sè.

Le fotografie narrano di un piano eterotopico in cui la finzione premeditata crea un cortocircuito col mondo reale, visto non come mera cornice descrittiva ma piuttosto come concetto. In questi contenitori di visioni stereotipate, ingiallite dalla patina del tempo, Tassitano fa muovere timidamente, e non a caso, un perfetto nucleo familiare, quasi archetipico nella sua ordinaria normalità, ripreso in pose abitualmente rintracciabili in un qualsiasi album fotografico di famiglia. In gruppo o in solitaria di fronte al classico paesaggio-cartolina, raffigurati in interni domestici o in ambienti convenzionali, ognuno di questi personaggi, con la sua grottesca maschera meatyardiana dall’espressione interrotta, sembra cercarsi, seguire un itinerario intimo e privato, anche quando condivide l’esperienza con i suoi congiunti.

Il senso di isolamento di questi vissuti è forte, sospende il sentimento di ogni istante, lo congela dentro immagini metafisiche, senza tempo. Ogni scatto sembra il fermo-immagine di un ricordo che ha la funzione di colmare una solitudine, un souvenir dal sapore proustiano di una messa in scena quotidiana, da tenere stretta nella memoria.

La sensazione è di osservare i frammenti di una storia da ricostruire -letteraria o persino cinematografica- che ci induce a interrogarci su ciò che è accaduto prima e su cosa accadrà dopo. Qualcosa sta per succedere, in quel paesaggio reale e metaforico in cui sostano gli impenetrabili e spaesati personaggi… ma cosa? Sta a noi, dunque, compiere un esercizio di completamento narrativo per ricostruire gli avvenimenti. Pervaso da una logica visiva volutamente non priva di retorica, e con uno stile che omaggia in modo raffinato un certo linguaggio amatoriale, il family trip di Tassitano rivela lo spaccato di un mondo privato e personale che rispecchia l’umana condizione esistenziale.

Arianna Novaga